Mithat è un anziano signore che ama collezionare ricordi, sotto forma di giornali, registrazioni audio, oggetti. Vive in un edificio vetusto nel centro di Istanbul, considerato pericoloso, tanto che a tutti gli inquilini viene proposta una nuova sistemazione per poter ricostruire l’edificio. Tutti accettano tranne Mithat, che si trova bene li e non è assolutamente disposto a cambiare. Quando gli viene diagnosticata l’asma, Mithat si rivolge ad Ali, il portiere del suo palazzo, per aiutarlo nella ricerca dei pezzi mancanti delle sue enciclopedie.
Pelin Esmer racconta l’incontro di due persone diverse tra loro: uno è l’anziano colto, formatosi all’estero, con le sue certezze assolute; l’altro è un uomo abbastanza giovane, spaesato nella grande città., lui che proviene dalla campagna. L’anziano signore trova nell’uomo l’unico rapporto possibile, che soddisfa tanto le sue necessità pratiche quanto il bisogno di un minimo calore umano relazionale. Il portiere grazie al rapporto con l’uomo si affaccia con più sicurezza nel monto intorno e trova il coraggio per ripensare la sua vita in modo diverso. Un film che è quasi un documentario, che parla del tempo che scorre e dei segni che lascia sulle persone. La cura per il dettaglio, l’attenzione e l’amore per tutte le parti della vita che ha vissuto, cose tipiche di un uomo molto anziano, si incontrano nella tendenza alla dispersione di un uomo di generazione molto più giovane. L’incontro tra i due segnerà un momento importante nelle loro vite.