Irina torna dopo trent’anni a trovare Irina, con la quale aveva avuto una relazione affettiva. Nana è ora vedova con una figlia adolescente, vive in una fattoria in campagna e trova sollievo proprio in questo contatto con la natura. Irina, invece, ha una vita molto più movimentata, sempre in movimento e sempre alla ricerca di quella pace interiore che forse potrebbe ritrovare nell’incontro con Nana.
Tamar Shavgulidze racconta la complessità di vite che non si sono mai realmente allontanate, o evolute, rispetto alle aspettative adolescenziali. Il ricordo delle due donne, la malinconia di un sentimento perso, ha trovato declinazioni diverse, apparentemente compatibili con le loro più strette necessità. L’incontro servirò solo a confermare che il processo di emancipazione da quello stato deve necessariamente essere individuale.
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