Il tempo che ci rimane di Elia Suleiman

Elia Suleiman, regista nato a Nazareth, racconta in questo film, la storia della Palestina dal 1948 ad oggi. È una storia che è vista attraverso gli episodi familiari di cui è stato testimoni ed altri che fanno parte della narrazione della famiglia stessa. Suleiman divide il racconto in quattro macro-episodi, che vanno dal 1948 ad oggi, passando per gli anni ’60 e gli anni ’80. Attraverso episodi di vita quotidiana, che ripetono a volta in modo ossessivo e una messa in scena sempre al limite del grottesco, il regista costruisce quello straniamento necessario per mettere sullo sfondo, senza allontanarlo, il grande conflitto vissuto dal suo popolo dal momento dell’occupazione israeliana. Recitazione e assenza di dialoghi quasi totale restituiscono l’assurdità di tale conflitto, che entra nell’intimità del tessuto familiare. Un linguaggio, quello di Suleiman, assolutamente originale, malinconico e tagliente che pur non mostrando quasi mai momenti drammatici, li evoca continuamente, in particolar modo nella sagoma che mette in scena egli stesso nel suo auto-interpretarsi nell’ultimo episodio.

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