Chloe, giovane ostetrica canadese, vive due vite quasi agli opposti. Di sera dorme a Tel Aviv nella sua casa, dove si vede con la sua compagna, soldato dell’esercito Israeliano, di giorno lavora presso un ambulatorio in uno dei campi profughi palestinese. Segue in particolare la gravidanza di Rand e ha una storia col fratello Faisal. Quando gli eventi cominciano a precipitare Chloe sente di dovere fare una scelta di campo.
Film drammatico di Anaïs Barbeau-Lavalette su un tema ben conosciuto che trova la sua peculiarità nella posizione, peraltro non insolita, della protagonista che è divisa dagli affetti che coltiva di qua e di la del muro. Lavalette usa una profondità di campo ridotta e camera a mano per esaltare le condizioni di estrema incertezza delle persone che vivono in quella situazione. I protagonisti tutti trovano negli affetti perduti o cercati il punto di debolezza che li rende manovrabili in un contesto di guerriglia a tutto campo. E in nome di questi affetti prendono decisioni drammatiche senza avere alternative, finendo per rimanere vittime inconsapevoli di una macchina estremamente più grande di loro
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