John sin da bambino sente di essere destinato a diventare qualcuno, cosi almeno gli ripete il padre. Quando, cresciuto, si sposta in unna metropoli scopre che la realtà è molto diversa e deve accontentarsi di un posto da impiegato. Conosce una donna, si sposa, diventa padre, ma la frustrazione di non riuscire ad emergere lo perseguita e lo porta a perdere il lavoro. Altri sconvolgimenti della vita porteranno la coppia sull’orlo della separazione, ma non manca il lieto fine.
King Vidor ci offre un grande film del cinema muto. Il tema della metropoli, con i suoi ritmi, i suoi contrasti, l’eccitazione e il senso di isolamento sono perfettamente incarnati nel protagonista che proprio non riesca a rapportarsi con questa realtà. Non trova spazio per la sua individualità e quell’anonimità che lo porta a sentirsi solo nella folla. Il tentativo di emergere viene finalmente placato nel momento in cui sente di essere amato ed importante dal figlio. Allora John può finalmente stare nella folla e godere del senso di appartenenza, pur temporaneo, di una sala da cinema. Da sottolineare il lavoro sulla messa in scena e sull’uso dei movimenti di macchina davvero avanzate per un film dell’epoca.
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