Amalia è un adolescente argentina, che vive da anni in un albergo con la madre, donna ancora giovane ed attraente, separata dal marito. Frequenta un istituto religioso dove gli insegnamenti che riceve cozzano con le pulsioni sessuali tipiche dell’età, che condivide di nascosto con le compagne. Quando si invaghisce di un medico che alloggia nello stesso albergo per un congresso, le contraddizioni esplodono e mentre tenta di avvicinarsi all’uomo, lo stesso manifesta un vago interesse per lei e per la madre stessa.
Lucrecia Martel offre un lavoro mai completamente definito, eppure interessante per le scelte registiche e di fotografia. Il voyeurismo la fa da padrone, quello dei personaggi, stretti tra religione e sessualità, e quello della stessa macchina da presa. Una storia femminile, dove l’unico uomo protagonista è oggetto di interesse di più persone; la tensione sottile sottostante il racconto non esplode mai, così come non esplodono mai le pulsioni dei protagonisti, imbrigliati nel senso comune. Sono le più giovani a tentare di dare una spallata alle stesse, ricorrendo anche a mezziambigui.
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