In una piccola comunità montana vivono 4 donne con la loro madre, appena rimasta vedova. È un lungo inverno quello che insieme trascorreranno, caratterizzato da rituali rigidi, preghiere collettive e lavori comunitari. Sonja Wyss mette in scena con metodico rigore una storia surreale, di comprensione difficile, scandita da simbolismi arcani, arricchita da una fotografia che spicca per originalità e caratterizzata dalla assoluta mancanza di dialoghi. Il gruppo delle protagoniste si muove come fosse un corpo unico con deviazioni dall’ordine stabilito solo momentanee. Come se l’ordine, il rigore e la dedizione fossero componenti fondamentali per poter trascorrere il rigido inverno e la difficoltà del lutto. Ma anche all’interno di simile disciplina è possibile prendersi dei momenti di piacere, necessari ad arrivare alla primavera, quando i fiori torneranno a fare capolino dalla neve ancora presente e le donne potranno ergersi fiere e con forza rinnovata in fronte al sole.
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