Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti

Giovanni è un regista un po’ nostalgico, non più al passo coi tempi e per questa ragione il film a cui sta lavorando perde i finanziamenti. Allo stesso tempo sua moglie Paola, da sempre produttrice dei suoi film, ha deciso di lasciarlo non solo nella vita ma anche nel lavoro, per dedicarsi a progetti più “attuali”. Mentre pensa ad un film sull’amore Giovanni riesce a portare a termine il suo film, cambiando però l’epilogo a cui aveva pensato.

L’ultimo film di Nanni Moretti sembra essere una ricapitolazione della sua carriera, sia il film, che il film nel film. Tra autocitazione sterili, quasi un copiarsi e momenti dove in effetti Moretti riesce a portare qualcosa di fresco il film va avanti sottolineando i temi cari al regista: l’impegno politico e l’amore. Se per quello che riguarda il primo punto sembra non esserci più speranza, la fine definitiva di tutte le idee di partecipazione è sancita metaforicamente da Netflix e dalle nuove tendenze della tv, dove tutti sono chiamati a parlare di tutto, c’è invece ancora spazio per l’amore, per il film che ha in mente il protagonista, e che in effetti Moretti stesso finisce per realizzare. In ultimo, sembra ancora dire il regista, è necessario mantenere un certo legame con il passato, la gratitudine per chi c’è stato: un segno anche questo d’amore e di impegno.

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Stefano Capasso