Nata di marzo di Antonio Pietrangeli
abbandonare rigidità del ruolo per incontrarsi realmente

Francesca ha poco più di 18 anni quando conosce Sandro, architetto di venti anni più grande di lei. I due si innamorano e si sposano ma la vita matrimoniale rivela, poco a poco, le sue difficoltà. Francesca, dal carattere irrequieto e donna moderna, non sopporta più i metodi conservatori di lui e finisce per lasciarlo. Ma il finale è tutto da scrivere.
Il film di Pietrangeli è una attenta dissezione delle dinamiche del rapporto di coppia, dagli esordi alle sue evoluzioni possibili. Il formato commedia, forse depotenzia l’attento lavoro del regista, ma costituisce anche il suo punto di forza, rendendo il film sempre piuttosto godibile. L’analisi del rapporto, della borghesia e della figura della donna, quella della protagonista fin troppo moderna per i tempi, sono tuttavia impietosi e aggiungono quel tocco di drammaticità che si libera nel finale, inevitabilmente lieto. È tuttavia necessari, che entrambi abbandonino i ruoli precostituiti, e ascoltino i loro sentimenti reali perché l’incontro, forse più profondo, possa avvenire di nuovo tra la coppia in crisi.

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